By or Of Marcel Duchamp or Rrose Sélavy

Roma

13 ottobre 2018 – 22 febbraio 2019

 

Nella mostra By or Of Marcel Duchamp or Rrose Sélavy viene presentato il solo readymade a non aver avuto edizioni successive, restando dunque un pezzo unico: Porta: 11, rue Larrey. Nel 1927 Duchamp viveva in un piccolo appartamento in Rue Larrey, nel quinto arrondissement parigino, nel quale aveva deciso di ospitare anche il suo atelier. Per rendere lo spazio vivibile a lui e sua moglie decise di montare una sola porta in un punto strategico: tra l’atelier, il soggiorno ed il bagno. Il risultato è che la porta è sempre aperta e sempre chiusa, visto che è incardinata tra due stanze. Se chiude il bagno apre il soggiorno, se chiude il soggiorno apre il bagno.
Dalla rigenerazione in opera d’arte, avvenuta nel 1927, la Porta ha avuto una storia straordinaria. Alla Biennale del 1978, scambiata per una comunissima porta, fu ridipinta con una doppia mano di vernice dagli imbianchini addetti ai lavori di allestimento, risultando in un costosissimo risarcimento al proprietario.
È presente in mostra anche la Boîte Verte, sia nella versione di lusso realizzata in venti esemplari che nella versione a tiratura più alta che racchiude novantatré tra appunti, scritti, progetti e fotografie per la realizzazione del Grande Vetro (1915-1923), opera nota anche come La Mariée mise à nu par ses célibataires, même e considerata dallo stesso Duchamp come centrale nel suo percorso artistico.
Duchamp deve essere ritenuto un innovatore anche per quello che riguarda il tema della riproduzione, spesso in serie, delle proprie opere. Sei anni, dal 1935 al 1941, gli furono necessari per sviluppare l’idea e realizzare de La Boîte-en-Valise, anche questa in mostra. Si tratta di un’opera composta da sessantotto pezzi, compresa una piccola versione di Fountaine e una del readymade rettificato della Gioconda con barba e baffi e l’iscrizione “L.H.O.O.Q.” riprodotti in miniatura e resi dunque trasportabili in valigia. I temi della riproducibilità e della portabilità delle opere, non sono però gli unici messi in campo con la Boîte. Infatti, questo compendio racchiuso in una scatola richiama fortemente il concetto di album, e di conseguenza di autobiografia. Mettendo da parte quelli che fino ad allora erano stati i canoni creduti fondamentali per la realizzazione dell’opera d’arte – come il gusto, lo stile, la ricerca della forma e l’intenzionalità – le miniature offrono una nuova accessibilità ad un pubblico più vasto, come se l’artista avesse creato un piccolo museo portatile ed indipendente.
La mostra, infine, raccoglie anche uno straordinario insieme di fotografie realizzate da Ugo Mulas e la collezione completa delle acqueforti da lui pensate per illustrare la realizzazione delle singole parti del Grande Vetro. 

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