Piero Manzoni

Piero Manzoni nasce a Soncino, Cremona, il 13 luglio 1933. A partire dal 1950 prende lezioni private di pittura da cui apprende i primi rudimenti tecnici della materia e, nello stesso periodo, si registra un suo brevissimo passaggio alla scuola libera del nudo dell’Accademia di Brera. Nel 1953 inizia a dedicarsi più stabilmente a quest’attività, suggestionato soprattutto dall’ambiente ligure dominato dalle fornaci ceramiche che attraggono molti artisti, Lucio Fontana in testa. Un paio d’anni più tardi, inizia a frequentare gli studi di Roberto Crippa e di Gianni Dova e stringe amicizia con i giovani Ettore Sordini e Angelo Verga. Con Sordini e Verga debutta l’11 agosto 1956 alla 4ª Fiera di Soncino al Castello Sforzesco della cittadina, una sezione della quale è la 4ª Fiera Mercato. Mostra d’Arte Contemporanea. In quest’occasione Manzoni espone due opere, Papillon fox e Domani chi sa. Qualche mese più tardi partecipa al Premio di pittura San Fedele 1956 alla Galleria San Fedele di Milano, e un mese dopo, il 9 dicembre, pubblica Per la scoperta di una zona di immagini, firmato con Sordini, Camillo Corvi-Mora e Giuseppe Zecca, primo di una fitta serie di manifesti che ne segnano gli esordi.
Nel 1957, Manzoni è presente a una mostra collettiva con Fontana, Enrico Baj, Sergio Dangelo, Bruno Munari, Arnaldo Pomodoro e altri, organizzata da Luca Scacchi Gracco alla Galerie 17 di Monaco di Baviera. Alla fine del mese di maggio si inaugura alla galleria Pater di Milano la mostra Manzoni, Sordini, Verga, con un breve ma autorevole testo introduttivo di Fontana. Pubblica contestualmente il manifesto a stampa L’arte non è vera creazione…, firmato anche da Sordini e Verga. Espone, inoltre, alla Galleria San Fedele di Milano in Arte Nucleare 1957, occasione in cui per la prima volta sottoscrive un manifesto non redatto da lui stesso: Contro lo stile. Qualche mese più tardi organizza la Mostra di giovani pittori al Bar Giamaica: presa di posizione polemica contro il premio San Fedele.
Le prime tappe che Manzoni intraprende nell’individuazione di un proprio percorso sono la piccola personale che inaugura il 23 ottobre nel foyer del Teatro alle Maschere e quella che inaugura il 3 dicembre alla Galleria del Corriere della Provincia di Como, occasione in cui pubblica lo scritto più compiuto e meditato di questa stagione di attivismo: Prolegomeni a un’attività artistica. La mostra coincide di fatto con le prime sperimentazioni acrome, avviate negli ultimi mesi dell’anno.
La mostra Fontana Baj Manzoni si inaugura all’inizio del 1958 alla Galleria Bergamo di Bergamo e passa qualche mese più tardi alla Galleria del Circolo di Cultura di Bologna. Opere acrome in gesso sono protagoniste anche della personale che si apre quello stesso anno alla Galleria Pater.
L’artista, nel frattempo introduce nel processo realizzativo dei quadri anche una materia gessosa, da lui definita “caolino”, che gli è ben noto dai soggiorni albisolesi. Si tratta di un’argilla bianca e friabile, diffusissima nella produzione della ceramica e della porcellana e che conferisce un aspetto candido, opaco e materiato alla superficie. Sempre nel 1958 viene inaugurata Piero Manzoni Schilderijen al Rotterdamsche Kunstkring, una mostra che presenta diciassette opere acrome. Continuano le mostre con una collettiva alla Pater con Biasi, Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Ralph Rumney e Douglas Swan, e un’altra alla Galleria del Prisma, Milano, con, tra gli altri Biasi, Bonalumi, Castellani, Dangelo, Edoardo Fraquelli, Scacchi Gracco, Recalcati e Sordini.
In questi stessi anni, l’artista partecipa alla mostra Zero del gruppo olandese al Rotterdamsche Kunstkring, successivamente portata alla G-58 Hessenhuis di Anversa e alla Galleria Appia Antica di Roma. Nella stessa galleria sarà presentata qualche tempo dopo anche Bonalumi Castellani Manzoni, precedentemente esposta anche al Prisma di Milano e indicativa dei nuovi compagni di viaggio di Manzoni.
Nel 1959, viene dato l’annuncio ufficiale della nascita a Milano della rivista Azimuth, a cura di Manzoni e Castellani. Il tono del primo numero è in linea con quello delle riviste d’avanguardia che proliferano in quegli anni, ma è chiaro che Manzoni ha in animo un progetto complessivo di raggruppamento d’avanguardia. Collabora, inoltre, con articoli di situazione alla rivista romana Il Pensiero Nazionale, lavora a nuovi testi, e soprattutto fonda con Castellani la galleria Azimut. Quest’ultima, posta in un seminterrato di via Clerici 12, è uno spazio autogestito che si apre il 4 dicembre con la personale di Manzoni Le Linee, introdotta da Vincenzo Agnetti. Nel 1960, alla galleria Azimut si inaugura la mostra collettiva La nuova concezione artistica, e oltre a Castellani e a Manzoni espongono Klein, Mack, Kilian Breier, Oskar Holweck, Almir Mavignier. La mostra sarà accompagnata di lì a poco dal secondo – e ultimo – numero di Azimuth: i testi sono di Castellani, Manzoni, Piene e Udo Kultermann. Contestualmente, Manzoni pubblica un nuovo testo teorico, il primo dopo quasi due anni, che ha per titolo Libera dimensione. È in questa occasione che viene impiegata la dizione, che sarà poi stabile, di Achrome. L’impatto internazionale è notevole: Libera dimensione viene tradotto in luglio in giapponese nel numero 7 di The Geijutsu-Shincho, rivista che già in precedenza aveva dedicato un articolo a Manzoni.
L’anno successivo, dopo un passaggio con Bonalumi, Castellani, Peters e altri in Neue Malerei alla Galerie des Kleintheater di Berna, con esponenti del gruppo Zero/Nul olandese, il 1° marzo ha luogo il debutto londinese al New Vision Centre, dal titolo: Castellani Manzoni. A new artistic conception.
Ancora una volta è nel Nord Europa che l’impatto del lavoro di Manzoni è massimo, qualche mese più tardi viene, infatti, inaugurata la personale Luftskulptur Billeder 9 Linier alla Galerie Køpcke di Copenaghen con sei Achromes in caolino o cuciti a macchina, nove Linee, quattro Corpi d’aria e, per la prima volta, un cesto con uova marchiate dalla sua impronta digitale. Sempre nel 1960, nella tipografia del quotidiano Herning Avis, Manzoni realizza la Linea lunga 7200 metri utilizzando un rullo continuo di carta da stampa (di 202 kg, specifica l’autore), poi sigillata in un contenitore cilindrico di zinco e piombo. Secondo le sue intenzioni è la prima di una serie di Linee da seppellire nelle città più importanti del mondo, la cui somma complessiva deve pareggiare la lunghezza della circonferenza terrestre.
Qualche mese più tardi, espone con Castellani, Fontana e altri nella sala d’ingresso, allestita da Ettore Sottsass jr, alla XII Triennale di Milano. Il 30 luglio è con Castellani, Dada Maino, Pisani e Santini in una collettiva al Circolo degli Artisti di Albisola, e l’8 ottobre con Biasi, Bonalumi, Dada Maino, Massironi e Santini in Riducibili, alla Galleria Trastevere di Roma. L’11 novembre è all’International Abstract Painting Exhibition, allo Shen Sheng Pao Press Building di Taipei con, tra altri, Castellani, Santini, Mack, Piene, Breier, Holweck, Mavignier, Uecker, Tinguely.
Nel 1961, si inaugura la mostra Castellani & Manzoni alla Galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis a Roma. Manzoni approfitta di questa occasione per consacrare Sculture viventi e diffondere le sue Carte d’autenticità: due, in particolare, riguardano specificamente le scarpe destre di Franco Angeli e di Mario Schifano. In maggio realizza Merda d’artista, in novanta esemplari: scatoletta per conserve del diametro di sei centimetri, sigillata, sui cui è apposta un’etichetta a stampa in cui si legge, in italiano, inglese, francese e tedesco, la scritta Merda d’artista. Contenuto netto gr 30. Conservata al naturale. Prodotta ed inscatolata nel maggio 1961, il cui prezzo è fissato in trenta grammi d’oro. L’opera viene presentata al pubblico solo dopo alcune mostre fondamentali, come: Zero Edition Exposition Demonstration alla Galerie Schmela di Düsseldorf, Internationale Malerei 1960-61 al Deutsch-Ordens-Schloss, e Nove tendencije alla Galerija Suvremene Umjetnosti di Zagabria. La prima esposizione di Merda d’artista avviene in occasione della collettiva In villeggiatura da Pescetto ad Albisola, la seconda in una personale milanese, in settembre, nella galleria di Luca Scacchi Gracco, la terza in ottobre Køpcke a Copenaghen.
Da Copenaghen Manzoni passa nuovamente a Herning, dove realizza il celebre Socle du monde, una base in metallo, con il titolo dell’opera rovesciato, sulla quale è poggiato l’intero globo terrestre designato come opera d’arte. Sperimenta inoltre Achromes in fibra artificiale e realizza una scultura sferica con pelo bianco di coniglio e un parallelepipedo di paglia e caolino poggianti su basi in legno bruciato. Espone ancora in alcune collettive: allo Städtisches Museum di Trier, al Prisma, alla Galerie Dato di Francoforte e alla Galerie A di Arnhem.
Nel 1962 è tra i protagonisti della fondamentale Nul, voluta da Willem Sandberg e organizzata da Henk Peeters allo Stedelijk Museum di Amsterdam. Vi espone alcuni Achromes tra i quali due in fibra sintetica e uno con batuffoli di cotone idrofilo, alcuni esemplari di Merda d’artista, e molto probabilmente la Linea lunga 1140 metri. Realizza inoltre appositamente per l’occasione due opere. La prima è un vasto pannello con ciuffi di fibra sintetica, la seconda è una linea di grande lunghezza realizzata su un rullo continuo di carta da stampa messo a diposizione dal quotidiano locale Het Vrije Volk. Nel 1963, è presente alla Mostra monocroma della Galleria Il Fiore di Firenze e poco prima di morire improvvisamente d’infarto, l’artista tiene una nuova personale alla Galerie Smith di Bruxelles, in cui presenta per la prima volta gli Achromes con panini applicati al supporto.

Bibliografia scelta

  • Fondazione Piero Manzoni, Catalogo Ragionato, in press.
  • Gualdoni F., Piero Manzoni: an artist’s life. New York: Gagosian, 2019.
  • Pasqualino di Marineo R., Piero Manzoni: lines and materials. Zürich: Hauser & Wirth Publishers, 2019.
  • Pola F., Piero Manzoni and ZERO: a Euroepan creative region. Milano: Electa, 2018.
  • Petersen J., Piero Manzoni. The Life and the Works. Flensburg/Glücksburg: Verlag Petersen Presse, 1963.

Bibliografia scelta

  • Fondazione Piero Manzoni, Catalogo Ragionato, in press.
  • Gualdoni F., Piero Manzoni: an artist’s life. New York: Gagosian, 2019.
  • Pasqualino di Marineo R., Piero Manzoni: lines and materials. Zürich: Hauser & Wirth Publishers, 2019.
  • Pola F., Piero Manzoni and ZERO: a Euroepan creative region. Milano: Electa, 2018.
  • Petersen J., Piero Manzoni. The Life and the Works. Flensburg/Glücksburg: Verlag Petersen Presse, 1963.

Oro d’Italia, New York

24 ottobre - 23 novembre 2019

Oro d’Italia

13 aprile – 13 luglio 2019