Nato a Torino nel 1858, Medardo Rosso si trasferì con la famiglia a Milano dove dal 1882 frequentò l’Accademia di Belle Arti di Brera, dalla quale tuttavia fu espulso nel 1883, anno in cui partecipò all’Esposizione Internazionale di Belle Arti di Roma. Medardo dunque cominciò la sua carriera artistica in seno alla Scapigliatura milanese, un movimento artistico-letterario che criticava aspramente il romanticismo italiano, così come la cultura risorgimentale, aderendo perlopiù ai modelli francesi di naturalismo e maledettismo alla Baudleaire.
In questi anni, quindi, le opere dello scultore furono esposte soprattutto a Parigi: al Salon des artistes français, al Salon des Indipendents e alla Galerie Thomas et Georges Petit. Nel 1888 espose a Londra, in occasione dell’Italian Exhibition, organizzata da Alberto Grubicy. Tornò a Parigi nel 1889, dove decise di trasferirsi definitivamente. Qui presentò in occasione dell’Esposizione Universale cinque bronzi, El locch, Gavroche, Ruffiana, Carne altrui e Aetas Aurea, ottenendo l’attenzione di critici e artisti.
Nel 1983 fu organizzata la prima personale parigina dell’artista, evento che riscosse, tra gli altri, anche l’interesse di August Rodin. Quello con Rodin era però destinato ad essere un rapporto complesso, nato come amicizia e tuttavia sfociato in polemica per via della contesa sulla primogenitura nella scultura impressionista. Polemica analizzata con attenzione da Edmond Claris in un articolo del 1901 per La Nouvelle Revue e poi nel volume De l’Impressionisme en sculpture. Auguste Rodin et Medardo Rosso del 1902. Due anni più tardi espose al Salon d’Automne numerose sculture, ingrandimenti fotografici e stampe con viraggio su carta camoscio.
Se anni dopo il suo trasferimento nella capitale francese, Rosso costruì i forni per sperimentare la fusione in bronzo – e dunque dedicarsi contemporaneamente anche alle opere in cera – nello studio di rue Caulaincourt. Contemporaneamente aprì anche uno studio pubblico a Boulevard des Batignolles e ottenuta la cittadinanza francese nel 1902, l’artista vide diverse sue opere acquistate dallo Stato. Nel 1907, per esempio, il gesso di Ecce puer e la cera di Femme à la voilette furono scelte per il Musée du Luxembourg, mentre una cera raffigurante l’Aetas aurea fu portata al Musée du Petit Palais.
Negli anni successivi l’artista espose prima in Olanda (Amsterdam, Utrecht, L’Aia e Rotterdam) successivamente in Germania (Dresda, a Berlino e Lipsia), e infine a Bruxelles e a Mosca, rispettivamente nel 1907 e nel 1908. Qualche anno prima, inoltre, nel 1905, inaugurò a Vienna anche una mostra monografica con sculture e copie dall’antico. L’amore per la riproposizione di soggetti antichi tornerà anche nel 1906, quando a Londra fu inaugurata una personale alla Eugène Cremetti Gallery, organizzata in ventidue tra cere, bronzi, disegni e copie dall’antico.
In Italia, invece, la prima mostra sull’Impressionismo, e dunque anche su Medardo Rosso, inaugurò nel 1910. L’anno successivo fu nuovamente all’Esposizione Internazionale di Belle Arti di Roma e, acclamato già l’anno precedente dai Futuristi, come scultore della modernità, Rosso cominciò, nel corso degli anni successivi, a intrattenere rapporti sempre più stretti con il Movimento. Si stabilì a Milano nel 1920 e sei anni più tardi, Margherita Sarfatti gli dedicò una sala personale con undici sculture in occasione della mostra sul Novecento italiano alla Permanente di Milano.
Medardo, lo scultore che più di tutti ebbe come obiettivo quello di far dimenticare e dissolvere la materia, realizzò opere in cera, terracotta, bronzo e gesso. Fu lodato dagli Impressionisti e divenne un punto di riferimento per la generazione successiva, soprattutto quella rappresentata dai giovani Futuristi. In una delle sue ultime esposizioni, otto anni prima di morire, Rosso presentò il Bambino malato, il Bambino ebreo, la Portinaia e l’Ecce Puer alla Mostra d’Arte Sacra di Venezia, cambiando volutamente i nomi dei soggetti in San Giovannino, San Luigi, Sant’Orsola ed Enfant de Nazareth. L’artista presentava così, al tramonto della sua vita, uno tra i soggetti che più di tutti lo aveva interessato: la purezza, la freschezza e l’innocenza dei bambini. Una copia dell’Ecce Puer fu addirittura posta sulla sua tomba, nel Cimitero Monumentale di Milano.