Francis Picabia nasce a Parigi nel 1879, in una casa a rue des Petit Champs, oggi Danielle Casanova, ed è nella stessa casa che morirà settantaquattro anni più tardi. Durante la sua lunga carriera, Picabia sperimenta la maggior parte dei movimenti artistici del suo tempo. A causa della prematura morte della madre e della nonna materna, cresce in una casa di soli uomini con il padre, lo zio e il nonno, dove il disegno e la pittura sembrano essere il solo rimedio contro la solitudine.
Nel 1895, Picabia inizia gli studi preso l’École des Arts Décoratifs, dov’è allievo di Fernand Cormon, Ferdinand Humbert e Albert Charles Wallet e dove conosce, tra gli altri, Georges Braque. Quattro anni più tardi debutta al Salon des Artistes Français con il quadro Une rue aux Martigues. A partire dal 1902 sente l’influsso della pittura di paesaggio dei colleghi Pissarro e Sisley, evento che lo farà volgere verso l’Impressionismo. Espone al Salon d’Automne e al Salon des Indépendants, oltre che presso la Galleria Berthe Weill, salvo poi firmare un primo contratto con la prestigiosa Galerie Haussmann che gli dedicherà una prima mostra personale nel 1905. L’Impressionismo di Picabia si tinge dei torni simbolisti della fine del XIX secolo, in questa fase: l’arte non è mera riproduzione della natura, ma piuttosto il risultato dell’esperienza osservativa ed emozionale propria dell’artista, il quale individualmente e secondo una scelta del tutto personale accosta forme e colori in risposta all’esperienza compiuta. Tuttavia, è proprio quando l’acquistata notorietà dell’artista sembra volgere alla stabilità che Picabia decide di rivolgersi all’Astrattismo, realizzando prima un paio di disegni nel 1908 e poi Caoutchouc nel 1909. Tra il 1909 e il 1914 esplora tutti gli “ismi” delle Avanguardie – il Fauvismo, il Futurismo, il Cubismo, l’Orfismo – alla ricerca continua di un linguaggio personale. Al Salon del 1911 espone Printemps e Adam et Eve, mentre l’anno successivo presenta opere decisamente più astratte come Tarantelle, Port de Naples, Danses à la Source I, La Source, Procession à Séville.
Nel 1913, Picabia è a New York per l’Armory Show, in occasione del quale espone quattro quadri realizzati l’anno precedente: Danses à la Source I, Procession à Séville, Paris e Souvenir d’Italie. Il soggiorno, inizialmente pensato della durata di due settimane, diventa invece una permanenza di sei mesi. Qui Picabia conosce il fotografo Alfred Steiglitz ed espone alcuni acquerelli alla Galerie 291. La città ha su di lui un impatto determinante: moderno e tutto improntato alla rivoluzione meccanica e industriale, a tal punto che l’artista pensò New York come la sola città davvero futurista, in cui il pensiero e il sentire moderno si erano incarnati nelle architetture e nella vita stessa. Questa ventata nuova d’ispirazione porterà alla realizzazione di opere come: Danseuse étoile sur un Transatlantique, Chanson nègre e New York.
All’inizio della Prima Guerra Mondiale, Picabia è inviato in missione a Cuba, missione che abbandona ben presto per tornare a New York. Quello stesso anno, in un articolo pubblicato dal New York Tribune, l’artista afferma ancora una volta i sui interessi “meccanomorfici”, considerando le macchine non più uno strumento, ma parte della vita umana stessa. Lo stesso anno pubblica sulla rivista 291, edita dalla Galerie 291, una serie di ritratti-oggetto, come Le portrait d’une Jeune fille américaine e Fille née sans mère.
Nel 1916 espone alla Modern Gallery Très rare tableau sur la terre, Machine sans nom e Voilà la femme. L’anno successivo pubblica il suo primo libro di poesie, Cinquante-deux miroirs, e la rivista Dada 391, che durerà ben sette anni e diciannove pubblicazioni. Continua a scrivere anche durante il soggiorno curativo in Svizzera: Poèmes et dessins de la fille née sans mère, L’athlète des pompes funèbres et Râteliers platoniques.
Risale al 1919 l’adesione definitiva al movimento Dada nella versione matura francese. È questo il momento in cui l’artista trasforma qualsiasi forma di credo e di pensiero in una scusa di derisione e contemporaneamente in un elemento verso il quale essere contrari. La religione, il nazionalismo, la borghesia, gli artisti sono derisi, Picabia stesso diventa un anti-borghese e un anti-comunista. Scrive su Littérature, la rivista di André Breton, sulla Revue Dada e contemporaneamente su 391. Inoltre, pubblica Pensées sans langage ed espone al Salon d’Automne L’enfant carburateur e Parade amoureuse, opere in stile meccanicista. Sono invece databili al 1920 le sue opere pienamente Dada, come Double monde, de La Sainte Vierge e Portrait de Cézanne.
A metà degli anni Venti, Picabia si trasferisce in Costa Azzurra. Nel 1924 inizia la serie dei Monstres, caricature di soggetti ispirati a opere della pittura di grandi maestri del passato, come Rubens, Dürer e Michelangelo. Al 1927 risale, infine, l’addio a Dada visto dall’artista come “un ritorno alla ragione”.
Tra la fine degli anni Venti e l’inizio degli ani Trenta ha luogo la fase delle “trasparenze” neo-romantiche, opere i cui soggetti sono ispirati agli esempi degli autori rinascimentali come Sandro Botticelli e Piero della Francesca, o anche solo alla statuaria classica, al mito e alla Bibbia, a volte anche solo inventati. Opere di questo tipo saranno esposte per la prima volta nel 1928 alla Galerie Théophile Briant di Parigi.
Nel 1930 viene inaugurata da Léonce Rosenberg a Parigi la prima retrospettiva sull’opera dell’artista: 30 ans de peinture. Nel 1935 espone per la prima volta a Chicago, occasione in cui presenta dei nuovi lavori sempre sulla scia delle trasparenze, ma questa volta di sapore più allegorico e neo-classico. Gli anni Trenta, però, sono caratterizzati anche da una ripresa indiscriminata delle esperienze precedentemente maturate: i paesaggi, il fauvismo e l’astrazione geometrica, in una sorta di vortice che non sembra voler approdare ad una soluzione ultima.
Negli anni Quaranta invece, è la volta del realismo e della pittura accademica, ne sono esempi opere come: Femmes au bull-dog, Femme au serpent, Montparnasse, Deux nus, Adoration du veau e Pierrot pendu.
Nel 1945, Picabia è di ritorno a Parigi. Si dedica ad una forma tutta personale d’astrazione ed espone regolarmente nelle gallerie cittadine e nei Salon delle giovani avanguardie come il Salon des Surindépendants e il Salon des Réalités Nouvelles. Realizza opere come: Bal Nègre, Danger de la force, Bonheur de l’aveuglement e Kalinga. Nel 1949 viene inoltre organizzata alla Galerie René Drouin una nuova monumentale retrospettiva: 50 ans de plaisir.
Negli ultimi anni di vita, incoraggiato dagli amici e spinto da una curiosità insaziabile realizza una nuova serie di quadri, Points, esposti per la prima volta nel 1949 alla Galerie des Deux Iles. Negli anni Cinquanta inoltre continuano le mostre: in Francia, a New York e a Bruxelles.
Nel 1951 realizza le sue ultime opere, come: Tableau vivant, Villejuif e La terre est ronde, opere tutte esposte l’anno seguente alla Galerie Colette Allendy.