Alberto Giacometti era un figlio d’arte. Suo padre, Giovanni Giacometti era, infatti, un pittore postimpressionista. Fu così, quindi, che il giovane Alberto cominciò ad avvicinarsi al mondo artistico: disegnando, dipingendo e scolpendo già in giovanissima età.
Dal 1919 al 1920 studiò pittura all’École des Beaux-Arts e scultura e disegno all’École des Arts et Métiers di Ginevra, nel 1922 si trasferì a Parigi dove si iscrisse all’Accademia della Grande Chaumière, seguendo i corsi di scultura di Émile-Antoine Bourdelle. Qualche anno prima, nel 1920, viaggiando in Italia, aveva scoperto le opere di Paul Cézanne e Alexander Archipenko esposte alla Biennale di Venezia, dalle quali era stato profondamente attratto. Ad interessarlo però erano anche l’arte africana e quella egizia, i capolavori di Giotto e Tintoretto, la scultura etrusca. Le prime opere che, infatti, l’artista scolpì, come per esempio Torso (1925-1926) e Donna Cucchiaio (1926-1927), sono debitrici proprio di questi interessi verso le arti tribali.
Nel 1927, Giacomettì aprì uno studio insieme al fratello Diego. Espose per la prima volta le sue sculture al Salon des Tuileries a Parigi, e tenne, insieme al padre, la sua prima mostra in Svizzera, alla Galerie Aktuaryus di Zurigo.
Dal 1928 al 1935, abbracciò il Surrealismo e dunque, di conseguenza, le tematiche predominanti delle opere realizzate in questi anni furono incentrate sull’immaginazione e l’inconscio, in concordanza con il movimento. Inoltre, esse predilessero l’indagine dell’oggetto a valore simbolico. Si pensi a Uomo e Donna (1928-1929) e soprattutto alla Sfera sospesa (1930): opere ridotte ad attributi geometrici primari, allusivi principalmente alla sfera sessuale. Le stesse tematiche permarranno, in linea generale, anche nelle opere dei primi anni Trenta: Gabbia (1931) per esempio affrontò per la prima volta in questi anni il tema della scultura come costruzione trasparente e l’idea di una sorta di recinto, di confine, come dispositivo di inquadratura. Le stesse sperimentazioni e lo stesso desiderio di ricerca saranno ripresi da Giacometti anche in Oggetti mobili e muti (1931) e in Palazzo alle 4 del mattino (1932).
Nel 1932, l’artista tenne la sua prima personale alla Galerie Pierre Colle di Parigi, a cui fece seguito due anni dopo, la prima personale negli Stati Uniti alla Julien Levy Gallery di New York.
Il sogno ed il mito degli anni surrealisti lasciarono presto posto all’osservazione diretta della realtà, determinando una trasformazione stilistica, materiale e tecnica. Un’opera rappresentativa di questo cambiamento può essere considerata Le mele sul buffet (1937), realizzata all’indomani della mostra, svoltasi prima a Parigi e poi a Basilea, nel trentennale dalla scomparsa di Paul Cézanne. Nel momento in cui Giacometti aveva deciso di intraprendere un maggiore studio del vero, la lezione di pittura di Cézanne lo aveva aiutato a fornire un quadro concettuale cruciale per osservare le relazioni tra gli oggetti nello spazio e la loro rappresentazione sul piano pittorico.
All’inizio degli anni Quaranta, l’artista strinse amicizia con Pablo Picasso, Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir. Dal 1942 visse a Ginevra, dove conobbe l’editore Albert Skira e nel 1945 espose nella galleria-museo di Peggy Guggenheim, Art of This Century, a New York.
Nell’opera di Giacometti, il processo riduzionista, che darà i suoi frutti negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, caratterizzerà il suo rapporto con la realtà per il resto della sua carriera nell’elaborazione di una sorta di naturismo schematico composto da pochi temi, continuamente rielaborati, come quelli relativi ai familiari o ai paesaggi.
Nel 1946, l’artista fece ritorno a Parigi. Due anni dopo organizzò una nuova personale alla Pierre Matisse Gallery di New York. L’amicizia con Samuel Beckett inizierà intorno al 1951. Nel 1955 l’Arts Council Gallery a Londra e il Museo Solomon R. Guggenheim di New York gli dedicarono importanti retrospettive. Nel 1961 fu insignito del Premio per la scultura del Carnegie International di Pittsburgh e, l’anno seguente, del Premio per la scultura alla Biennale di Venezia, dove gli venne riservata una sala espositiva personale. Altre importanti mostre furono allestite nel 1965 alla Tate Gallery di Londra, al Museum of Modern Art di New York, al Louisiana Museum di Humlebaek in Danimarca e allo Stedelijk Museum di Amsterdam. Nello stesso anno il governo francese gli conferì il Gran Premio Nazionale d’Arte.