Francesco Lo Savio

Roma

7 aprile – 7 luglio 2018

 

Luce, monocromi sensibili, architettura, trasparenze, riflessi del colore, visioni. È tutto quello che Francesco Lo Savio è riuscito a dare all’arte dal 1958 al 1963, anni in cui il passaggio da un decennio all’altro è stato fortemente incentrato sul tentativo modernista di una rigenerazione utopica del mondo. Lo Savio è l’artista che meglio di tutti racconta questo passaggio, partendo da studi di architettura contemporanea connotati da forti interessi ideologici e sociali, contemporaneamente combinando le influenze Bauhaus, con il Suprematismo, Piet Mondrian e De Stijl.
La mostra pertanto presenta l’opera di Lo Savio, con le sue forme geometriche ed i suoi colori essenziali: lavori che devono essere visti dal vivo, affrontati, pensati, vissuti e, solo allora, si riuscirà a percepire la loro carica spirituale. L’osservatore attento sarà investito dalla tangibile espansione energetica che si libera attraverso il reciproco scambio che le opere generano con l’ambiente circostante. Spazio-Luce, Filtri, Metalli, Articolazioni Totali: questi sono i cicli di opere realizzati, che rappresentano l’evoluzione di una ricerca sul dialogo dell’opera con lo spazio e la luce. Sono, inoltre, presentati anche alcuni progetti ed un modellino per la Maison au soleil, trasposizione architettonica del pensiero artistico dell’autore.
A partire dal 1959, Lo Savio si dedica agli SpazioLuce, dipinti monocromi su tela, che permettono di analizzare le possibilità energetiche del colore. Sono opere in cui la lievissima variazione luministica del colore genera un arco di effetti spazio-luminosi che, dalla bidimensionalità della superficie pittorica si espandono nell’ambiente.
Attraverso l’azione addizionale di varie superfici semitrasparenti con le forme geometriche del cerchio e del quadrato, nei Filtri Lo Savio crea un moto di depotenziamento cromatico all’interno dell’opera che a sua volta genera quella dinamica di assorbimento della luce da lui ricercata. Assorbimento della luce che diventa ancora più evidente nella serie dei Metalli, realizzata a partire dal 1960, grazie al trattamento della loro superficie opaca.
Con queste opere, e altre ancora presentate in mostra, Francesco Lo Savio esce dai limiti restrittivi del rettangolo pittorico, prendendo contatto diretto con l’ambiente e mettendo in evidenza la loro spazialità.

Ufficio Stampa

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